Erotismo estremo: origini e regole del bondage

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Il termine bondage sta entrando, anche se molto lentamente, nel linguaggio e nella conoscenza comune. Anzi, sempre più spesso questa particolare pratica erotica si guadagna la ribalta nell’ambito del dibattito quotidiano (aiutata da alcuni film di successo che l’hanno sdoganata e finalmente approfondita). Sarà per quell’aura pruriginosa e per l’alone di fitto mistero intorno ad essa, che tutti – almeno una volta – hanno desiderato di immergersi nel bondage e scoprirne i segreti, nel nome di un’irrefrenabile voglia di trasgredire.

Una forma di piacere che si basa sull’intreccio di funi e nodi

Questa pratica ha origini lontanissime, risalenti all’antico Giappone. Si tratta di una disciplina che consiste nel passare corde e stringere nodi intorno a una persona: gesti iconici il cui significato moderno è prettamente erotico. Deriva direttamente dall’hojojutsu, ovvero un’arte marziale che prevedeva l’impiego di funi di juta e canapa per bloccare e immobilizzare nemici e prigionieri di guerra. Nel tempo c’è stata un’evoluzione e uno sbilanciamento della connotazione in ambito sessuale. Fu, in particolare, tra il 1600 e la fine del 1800 che nel Paese del Sol Levante il gesto della legatura fece il suo debutto e si affermò nell’immaginario erotico.

Il bondage, la cui traduzione letterale è ‘schiavitù’, viene anche detto kinbaku: questa tecnica, a patto di usare le dovute cautele e accortezze, consente di raggiungere uno stato di grazia e libertà che si avvicina a quello che scaturisce da meditazione ed esercizi di yoga. Che abbiate intenzione di sperimentare questa affascinante pratica erotica estrema con il partner o che invece preferiate consultare il portale megaescort.info per spunti e nuove conoscenze, sarà utile fare mente locale sulle tecniche e sugli strumenti necessari a provare – e far provare – un insolito piacere.

Tipologie, tecniche e strumenti per il bondage

Sempre tenendo presente che bisogna prestare attenzione affinché il sangue possa scorrere laddove è presente un nodo, sarà corretto affermare che esistono diverse tipologie di bondage – il più diffuso è detto ‘rope bondage’ e si pratica con numerose corde con cui legare principalmente mani e piedi – e tecniche, tra le quali giova ricordare il karada (si utilizza un’unica corda fatta di seta) e lo shibari (in tal caso ad essere avvolto è il torace).

Per quanto riguarda poi nello specifico gli strumenti per praticare il bondage, senza dubbio occorre indicare in primis le corde, le funi e le bende. Inoltre non mancano attrezzature in metallo: manette, catene e fruste per giochi di dominazione psicologica. La regola aurea del bondage riguarda la presenza di una parola chiave, che sta a indicare la volontà di interrompere la pratica erotica. Andare oltre una certa soglia, insomma, non è consentito e subentra una forma superiore di rispetto per l’altro. Inoltre occorre mettere bene in chiaro la flessibilità dei ruoli e la necessità che a rimanere soddisfatti del gioco debbano essere tutti i partecipanti.

In molti si avvicinano a una pratica come il bondage per fortificare il rapporto a due: il desiderio e la passione aumentano di pari passo con la fiducia e la curiosità. Gli stimoli sensoriali che il bondage, sempre stando alle regole, può offrire sono molto forti.